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20 Lug
Luglio 20, 2025 ,
Luigi Ferraris - Monte Maggio 20/07/2025

Programma

Il 20 luglio 2025 sulla Cima di Monte maggio si è svolta la cerimonia in ricordo dei caduti della Grande Guerra ed in particolare in ricordo del Tenente Luigi Ferraris in occasione della ritrovata tomba della sua prima sepoltura. Di don Francesco Galloni fu il compito del recupero della salma per consegnarla ai suoi cari nel 1919. Erano presenti le suore della Montanina con il cappello di don Francesco Galloni.

Luogo

Monte Maggio

Data & Ora

Luglio 20, 2025 ,

Approfondimenti

Altre info

"Inedita cerimonia a Monte Maggio in ricordo di Luigi Ferraris, bandiera del Genoa che lì cadde 110 anni fa in combattimento 

di A. Lancelotti

Si è svolta alla Croce del Monte Maggio un’inedita ce­rimonia di ricordo dei Caduti della Grande guerra. La gior­nata organizzata dal gruppo alpini, dal Comune e dalla Pro loco di Laghi, infatti, è stata l’occasione per ricorda­re il calciatore del Genoa Lui­gi Ferraris. Di professione in­gegnere alla Pirelli, tenente nel primo conflitto mondia­le, in quei luoghi trovò la morte il 23 agosto del 1915 colpito da un proiettile shra­pnel, e fu successivamente decorato di medaglia d’ar­gento al Valor militare.[...]"

 

RASSEGNA STAMPA

Giornale di vicenza 21/07/2025

Toscana Oggi 27/07/2025

 

Testimonianza letta da suor Teresa durante la cerimonia

Don Francesco Galloni nacque l’8 febbraio 1890 a Lodetto, comune di Rovato (BS). Ordinato sacerdote nel 1914, fu destinato a Concesio, dove ebbe modo di frequentare la famiglia Montini e il giovane Giovanni Battista, futuro Papa Paolo VI.
Durante la Prima guerra mondiale, Galloni prestò servizio come cappellano del 5° Alpini a Cima Maggio e sul massiccio del Pasubio. Qui si distinse per il suo impegno pastorale e morale, tanto da meritare l’appellativo di “Angelo del Pasubio”. Venne insignito di una Medaglia d’argento al Valor Militare per le azioni eroiche nell’estate del 1916, seguita da due Medaglie di bronzo nell’anno successivo.
Tra il 1919 e il 1922, dopo la fine del conflitto, su incarico del Regio Esercito e come fiduciario della Unione Famiglie Caduti e Dispersi fu coinvolto nella pietosa opera di raccolta e ricerca dei caduti italiani in Italia, Repubblica Ceca, Bulgaria e Macedonia dove era stata stanziata la 35^ divisione italiana. Proprio in Bulgaria dove maggiormente si concentrarono i suoi sforzi, fondò l’Opera Italiana Pro Oriente.
Nel 1931 promosse la nascita della Congregazione delle Figlie di Santa Maria Annunciata. Rientrato in Italia nel 1949, a causa delle restrizioni del regime comunista bulgaro, si dedicò con passione all’educazione, fondando una scuola media (1947 al 1982) e un istituto magistrale (1951) attivo fino al 1979.
Nel 1961 promosse e celebrò la costruzione della chiesetta del Pasubio in memoria dei caduti alpini. Tutto il materiale per la costruzione fu portato dalla Valdastico. Don Francesco diceva che i sassi del Pasubio erano sacri perché intrisi di sangue dei soldati, dei migliori figli d’Italia.
Nel 1976 si spense al ospedale di Schio, portato subito alla Montanina, dopo una vita dedicata alla fede,
al servizio, alla fraternità ed ai suoi Alpini lasciando una ricca eredità spirituale, educativa ed ecumenica.

 

Condividiamo ora l’invocazione a Dio resa da don Francesco Galloni il giorno successivo ad una azione del suo reparto in zona Pasubio, durante la quale si prese cura dei suo alpini.

(Dal diario sul campo, di Don Francesco Galloni)
Pasubio, 11 settembre 1916

“O signore, in quelle ore amarissime che mi avrebbero fatto impazzire senza di Te, ho veduto il trionfo della tua luce candida come l’alba del Paradiso, ho veduto il trionfo della tua Carità, in me, nel cuore e sulla fronte dei miei prodi. Ho chiuso gli occhi a parecchi che mi sono spirati nelle mani; io ero inginocchiato accanto ad essi, ho comunicato altri, che tanto t’hanno gradito, perché t’amavano tanto con tutta la loro giovinezza, Signore, ho benedetto alcuni morti, parecchi già fatti seppellire, altri non ho potuto che pietosamente riunire e ricoprire di poche zolle, di poche frasche, di una coperta, dei teli della loro tenda, e i due abbandonati lassù – Signore hai mandato i tuoi Angioli a ricoprirli delle loro ali. Essi hanno portato su quei volti cari ed amati, le nostre lacrime, il nostro amore, il nostro dolore. Li ho pianti tante volte, per noi che li abbiamo perduti, e dovuti lasciare senza l’ultimo omaggio, per le loro mamme che hanno scritto cose strazianti, per tanti loro cari, per i quali ora ci sarà una memoria inconsolabile di più. Signore te li affido; dona al suolo arido e freddo desolato e solo tutta la santa soavissima poesia della tua Fede , della tua Speranza, della tua Carità.”

 

Tra le corrispondenze conservate da don Francesco Galloni sono presenti anche le lettere di Ettore e Teresa Ferraris, genitori di Luigi, che nel maggio 1919 contattarono don Francesco, chiedendogli di occuparsi dell’esumazione della cara salma ancora sepolta prima a Cima Maggio per il suo trasporto prima a Posina, poi a Vicenza ed infine a Saluzzo. Ne riportiamo alcuni brevi estratti:

(Da lettera di Teresa Ferraris a don Francesco del 19 maggio 1919)
Reverendo ed Egregio don Galloni,
in via assolutamente confidenziale Le comunico che la nostra cara salma fu sepolta dalla pietà dei compagni d’arme in doppia cassa. Di zinco la prima, di larice la seconda, in tomba ben costruita, e segnata con bella lapide che desideriamo trasportare come prezioso ricordo nel cimitero provvisorio e poi in quello di Saluzzo (Cuneo), nostro paese nativo.
Conosciamo l’animo con cui ella compie queste pietose missioni, e ci permettiamo di pregarla di trasportare al Cimitero di Posina, oltre il feretro e la lapide anche la palma legata a questa e la ghirlanda e la croce deposta sulla tomba dai compagni d’arme e le schegge che son cadute sulla tomba.
La ringraziamo e la ossequiamo.
Devota, Teresa Ferraris

 

(Dalla lettera di Teresa Ferraris a don Francesco del 6 giugno 1919)

Reverendo Signor Cappellano,
quando sapremo che la cara salma sarà a Posina, e che la montagna sarà meglio praticabile noi ci recheremo non solo a Posina per visitare la cara tomba, ma cercheremo anche per la via più facile ed agevole di andare a vedere i luoghi dove il nostro caro passò gli ultimi mesi della sua esistenza e dove cadde. Il comando ci ha permesso di portare con noi l’attendente del nostro Figliuolo.
Coi più cordiali saluti e rinnovati ringraziamenti.
Devota, Teresa Ferraris

 

(Dalla lettera di Ettore Ferraris a don Francesco del 4 luglio 1919)

Carissimo, ottimo e Reverendo Don Galloni,
Siamo arrivati qui il giorno 2 corrente di, ritorno da Saluzzo dove abbiamo depositate nella tomba di famiglia i resti mortali del Nostro Caro Perduto Ingegnere Luigi.
Io spero che Ella venga qui presto a Genova per poterle dire a viva voce quanto tutti noi sentiamo di riconoscenza per Lei, reverendo amico e benemerito di tante famiglie verso le quali Ella ha fatto il più apprezzabile atto di pietà curando le salme dei loro Figli caduti.
Grazie adunque, don Galloni egregio, per l’assistenza per nostro povero Caduto come Religioso con la preghiera e come ufficiale sanitario,
curando il recupero per noi così prezioso dei suoi mortali Resti. E grazie ai suoi alpini generosi e buoni!
La prego di dir loro che noi dobbiamo anche a loro come a Lei affetto e riconoscenza pur non conoscendoli.
Mi permetto di mandarle come primo segno della nostra riconoscenza il Ritratto del nostro povero Figliolo Caduto con breve biografia scritta da Sua madre. Lo tenga come ricordo di lassù, del nostro dolore della grande perdita fatta dalla mia famiglia e dalla Società. Era un valore promettente avrebbe segnato un’orma sul sentiero dell’umanità.
Mille grazie e cose affettuose, caro e buon amico e reverendo cappellano.
Devoto, Ettore Ferraris

 

(Dalla lettera di Teresa Ferraris a don Francesco del 4 luglio 1919)

Reverendo signor cappellano
Già conoscevo il Suo cuore da quando me ne avevano detto coloro che la conoscono: la pietà fraterna con cui Ella ha compiuto la missione affidatale verso i Resti Mortali del nostro caro figliuolo e di cui mio marito e mio figlio Piero mi hanno riferito con intensa commozione, suscita in me pure la più profonda gratitudine, e lega la Sua memoria a quella del nostro indimenticabile caduto. Le parole non possono esprimere ciò che sentiamo per Lei, ed io spero di conoscerla un giorno personalmente per poterla ringraziare anche a voce di tutto.
Accolga per ora il mio riconoscente e cordiale saluto.
Teresa Ferraris

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