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Che cos'è la Montanina

Vi si entra con rispetto e con quel raccoglimento pensoso e insieme confidente che invita a rimanere. Vi spira l’aria di lontananze che si avvicinano e si fanno presenti; prendono vita, scene e rievocazioni lette e amate un tempo e che, liberate dall’ ingombro e dai compromessi delle circostanze immediate, troviamo più vere e più belle, come più buoni gli uomini e le cose.
Alessandro Manzoni ha lasciato nei cuori una vera passione per i luoghi che egli ha scelto a teatro dei Promessi Sposi. Il lago di Lecco, Pescarenico, il Rese­gone e il territorio circostante hanno, oltre una loro autentica bellezza naturale, un linguaggio ed un aspetto che nessuno avrebbe loro mai attribuito senza il grande capolavoro. Così avvenne, fatte pur le debite propor­zioni, per la Montanina.
Il nobile e umano spirito di Antonio Fogazzaro è qui vivo più che il giudizio della sua opera letteraria e sulle vicende che l’hanno accompagnata.
Ma la Montanina ha una storia vera: i suoi colli son nomi vivi e famigliari. Velo, Arsiero, Xomo, Posina, Campiglia, parlano al cuore degli italiani come parlano le lacrime della mamma, come parla il sorriso dei bim­bi, come parla la preghiera d’innocente fanciulla avanti l’altare. E dall’alto dei suoi monti scende ad ogni aurora e ad ogni tramonto il fraterno saluto di Chi si è offerto in olocausto per noi. La tragedia li ha solcati e scon­volti, la natura li ha ricoperti di verde e di fiori e la pietà raggiunge i Morti sotto le zolle e sotto le roccie e vi fa rifiorire una nuova pacata bellezza, una dolce serenità e sulle cattedre del sacrificio fa risplendere il regno della speranza.

 

Un Cenacolo

Un giorno un sacerdote celebrò sui ruderi la Santa Messa. Erano presenti alcuni reduci alpini e amici del cuore. Quel sacerdote parlò. L’anima era presa dai ri­cordi, ma gli pareva di vedere in tutti come una inter­rogazione: E ora? La mattinata era piovosa, nondimeno si raggiunse la Croce del Summano. Di lassù si scorge­vano i monconi della Montanina lacerata e il mucchio di rovine di Santa Maria. Perchè non aprire il cuore agli affetti più santi, al coraggio, e fare di quel lembo di patria un cenacolo pei’ il tempo e i problemi nuovi, un riposo dello spirito per chi vuol ristorarsi al contatto di una fraternità mite e pia, e un indice delle nuove vie e delle nuove esperienze che Iddio segnala al fervore dell’ apostolato? L’impegno era preso: si videro risorgere la Valligiana, Santa Maria ad Montes e la Montanina grande. Tappe di quelle speranze che ci avvicinano a quella mis­sione di carità e di verità che germogliò su quei monti, che prese le vie dell’Oriente e che oggi si presenta con serena umiltà a quanti la vogliono conoscere ed amare. * * *

La Montanina iniziò la sua vita quando ancora non era compiuta. Dalla buona Terra di Bulgaria vennero i primi ospiti e le bandiere ed i canti salutarono più volte quelle primizie che entrando nella nostra casa avverti­rono subito che erano accolte nel nome del Signore, col cuore di una terra e di una fede che sapeva vedere in essi i figli di Dio, che offre la gioia della semplicità e della fraternità, che dice il buono che unisce e consola^ che scambia le speranze che elevano e studia con serena libertà gli argomenti che onorano l’intelletto umano per aiutarci a ritrovare e godere quel patrimonio di vero e di bello che è stato a tutti elargito, perchè tutti siamo nati da uno stesso riscatto e tutti siamo fatti alle sem­bianze di Uno solo. Non è questa una provvida via che dispone a quel rispetto e a quella comprensione delle anime che pre­para all’unità delle menti e dei cuori? L’Opera presenta nella Montanina un poco il frutto di questa fatica e una delle modeste realizzazioni delle sue esperienze e delle sue speranze. Andiamo al monte delle Beatitudini dove il Signo­re, dopo avere alzati gli occhi al Padre, li ha abbassati con tenerezza sui discepoli in quell’estasi di amore e di luce in cui Egli vide il trionfo della sua Missione sal­vatrice sulla terra.

La casa ed il colle che la natura, le memorie e la fede hanno fatto belli, sacri ed ospitali, vogliono essere un riflesso di quel divino raggio, un’eco di quell’anelito santo e una testimonianza di quella vita di cui sappiamo ricca la Chiesa di Dio che ebbe in Oriente la sua Pen­tecoste, raggiunse Roma, ha creato la civiltà Cristiana e porta in grembo l’unità e la salvezza dei popoli. Come ci presentammo ai nostri fratelli ortodossi? Con l’altare, con la carità, con il libro buono e bello. Mettere sem­plicemente a contatto quanto di degno hanno dato e danno il genio e l’intelletto cristiano (e l’Italia ha pro­digi), mostrare un cuore fidente e fraterno, rendere evidenti in sè stessi e nelle opere quella inspirazione su­perna che attinge alla luce e alla fraternità di Dio — è azione pacifica e feconda (forse l’unica che può effi­cacemente riuscire a tanto) che toglie le diffidenze, che disarma i pregiudizi e conquista la vera amicizia. — Ed ecco adunque la nostra concreta speranza: ren­dere famigliari ai nostri fratelli ortodossi il pensiero, la storia, la vita, le esperienze dei loro fratelli cattolici nelle espressioni più alte e benefiche della Civiltà cri­stiana. E assuefare noi ai problemi dell’Oriente, avvici­narlo, conoscerne le tradizioni, la cultura, la mentalità, la storia, la vita, contribuire così ad eliminare quelle distanze che sono spesso frutto dell’ignoranza, della sfi­ducia, dell’egoismo. Il resto è nelle mani di Dio e nel­l’azione benefica del « Creator suo spirito ». La Montanina dovrà perciò avere una sua attrezza­tura intellettuale: biblioteca e lezioni su argomenti va­ri, ma prevalentemente artistico-spirituali, che si alter­neranno a gite e a conversazioni a cui gli ospiti parte­ciperanno con quell’attenzione e quell’interesse libero e spontaneo che sia di sollievo, perchè possano sopratutto trovare una dolce atmosfera di casa e la fresca, ristora­trice intimità di un cenacolo. Per i primi di agosto e fino alla metà di settem­bre, la Montanina apre le sue porte ed il suo cuore agli ospiti. Li accoglierà un’aria festevole e serena, piena di affetto, di serenità, di fede. Fede in Dio, fede nella Pa­tria, fede nell’incontro dei popoli in Cristo. Signore e signorine potranno soggiornare per quel tempo che desiderano, conformandosi a quelle poche esigenze che sono necessarie per l’ordine della casa, la fisionomia e lo scopo dell’Opera. Saranno loro ac­canto, come buone sorelle, le figliuole dell’Opera. Gli argomenti in programma saranno trattati da studiosi e competenti e verranno, a suo tempo, resi noti.
Annunciamo, non senza trepidazione, questa nuova iniziativa dell’Opera. Ma confidiamo in quella certezza che il Signore ci ha posto in cuore. Alfredo Panzini, prendendo commiato dalla Mon­tanina. mi diceva scendendo la gradinata di Santa Ma­ria: «Bisogna voler bene alla Madonna... la Madonna è un candelabro su cui splende una fiaccola divina ». Santa Maria ad Montes guarda proprio la piccola strada che noi percorriamo ad ogni ritorno e a ogni partenza per l’Oriente. Vi è dunque un occhio che vigila e un cuore che ci accompagna. Essa è alla soglia del nostro colle, come sulla guglia maggiore del Duomo di Milano.

Testo tratto dall'opuscolo scritto da Mons. Francesco Galloni nel 1942 "La Montanina e la sua nuova vita

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