
Descrizione
Una donna laica, sposa e madre di famiglia che ha saputo coniugare in maniera eccezionale i suoi impegni sociali e familiari con quelli relativi alla fondazione di una comunità dove ex-prostitute e giovani di buona famiglia condividevano la vita nel segno dell’unica misericordia che le aveva salvate. Un progetto profetico a servizio della Chiesa e della società che testimonia ieri come oggi, la possibilità di vivere e annunciare la solidarietà e la comunione senza barriere e pregiudizi di razza, di esperienze e di culture.
La venerabile Maria Maddalena nasce a Firenze l’11 novembre 1771 dalla nobile famiglia Frescobaldi. A 19 anni sposa il marchese Pier Roberto Capponi. Ha quattro figli ma perde una dopo l’altra le tre bambine mentre le resta solo Gino. Alla sofferenza per la scomparsa delle tre figlie si aggiunge una dolorosa situazione politica che coinvolge la sua famiglia. Nel 1799, Napoleone Bonaparte invade la Toscana e la famiglia Capponi è costretta alla separazione. Rimasta sola a Firenze, Maddalena subisce le angherie degli invasori, infine l’esilio a Vienna insieme ai suoi cari. Nella capitale austriaca conosce il movimento cattolico de l’Amicizia Cristiana, formata da piccoli gruppi di laici decisi a testimoniare anche con la vita la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Vi aderisce appena rientrata nel 1803 con la famiglia a Firenze, testimoniando il suo impegno nell’ambito della famiglia e fra la sua gente, con una speciale predilezione verso i poveri e le ragazze cadute nella prostituzione, sotto la guida spirituale del sacerdote Don Pietro Pinelli, parroco di S. Felice in Piazza (morto in fama di santità nel 1856).
Nell 1806, mossa dallo Spirito Santo, comincia ad andare all’ospedale Bonifazio per servire ed aiutare le donne malate. L’incontro con le ributtanti malattie del corpo le fa scoprire molto presto una malattia più grave: l’ignoranza, che costringeva tante giovani donne a mercificare il loro corpo e la loro anima. Si avvicina loro e si china con misericordia sulle loro necessità. Da allora, coniugando con sapienza i doveri di sposa, madre, nonna e in seguito di vedova, si dedica interamente alle sue giovani donando se stessa e quanto possiede: tempo, istruzione, denaro… tutto. Le raduna in una casa e con sollecitudine materna riesce a riportarle a se stesse, a Dio, alla società. Ricorre ad una forza alla quale le sue giovani non sanno resistere: la passione di Gesù, fonte di perdono, di misericordia e di salvezza.
Alcune di queste giovani, raggiunte della sovrabbondante grazia di Dio, manifestano il desiderio di rispondere con la vita all’amore che per primo le ha amate. Esse chiedono di dedicarsi per sempre al suo servizio.
Dopo un attento e prudente discernimento, incoraggiata dal Pontefice Pio VII, Maria Maddalena dà inizio ad un nuovo progetto di vita: il 17 marzo 1815, a Firenze, in Via S. Gallo nasce la comunità delle Ancille della Passione di N.S.G.C. e di Maria SS.ma Addolorata, alla luce della spiritualità del grande apostolo e mistico: il Venerabile Paolo della Croce.
Maria Maddalena si dedica totalmente alla comunità nascente. Come madre e formatrice guida, incoraggia e sostiene. Diventa fra la sua gente un segno visibile della tenerezza di Dio che si rallegra per il ritorno del figlio alla casa paterna.
Verso il 1832, colpita dalla situazione d’indigenza delle fanciulle di un villaggio della campagna pisana, apre a sue spese una scuola, con lo scopo di educarle alla missione di ”future educatrici dei loro figli”.
La vita terrena di Maria Maddalena si conclude l’8 aprile 1839.
14 SETTEMBRE 1872, NEL SILENZIO PIÙ ASSOLUTO, IN CASA SANTINI A POCHI PASSI DALLA PARROCCHIA SANTA MARIA IN CASTEL DI SIGNA, TRE DONNE RIDAVANO VITA ALLE EX ANCILLE PASSIONISTE, LA CUI UNICA COMUNITÀ, FONDATA IL 17 MARZO 1815, ERA STATA DISPERSA NEL 1866 DALL’IGNORANZA UMANA CHE NON AVEVA COMPRESO LA PROFONDITÀ DEL CARISMA PASSIONISTA DI CUI ESSA ERA TESTIMONE.
TRE DONNE, RIUNITE IN COMUNIONE DI VITA, SOSTENUTE DAL PARROCO DON GIUSEPPE FIAMMETTI, EBBERO IL CORAGGIO, ANIMATE DALLO SPIRITO DI RIDARE VITA A QUELLA COMUNITÀ, IN FEDELTÀ ALLE ORIGINI E CON VIVA ATTENZIONE AI NUOVI TEMPI STORICI CHE LO SPIRITO INDICAVA. LO STESSO NOME INDICA PROPRIO LA DINAMICA DELLA FEDELTÀ E DELLA CREATIVITÀ DIVINA: SUORE DI CARITÀ DELLA PASSIONE DI CRISTO CHE BEN PRESTO VENNE DEFINITO IN SUORE PASSIONISTE DI SAN PAOLO DELLA CROCE.
SR CROCIFISSA TOGNONI DEL CALVARIO, SR PIA FROSALI DI SAN PAOLO DELLA CROCE E DELLA GIOVANE SIGNESE SARINA BAYLON DIVENTATA SR GIOVANNA DELLA CROCE, MADRI E SORELLE DELLA NOSTRA RINASCITA.
SCAVIAMO DAL PROMEMORIA DI DON FIAMMETTI (1891) ALCUNE INFORMAZIONI DI QUESTA DATA CHE DETTE INIZIO ALLA VITA RELIGIOSA DELLE PASSIONISTE:
“Dopo un anno circa che erano alla Pieve (Parrocchia Beata Giovanna), si stabilirono nella mia Parrocchia, in Castello, continuando a far scuola e colla volontà, a miglior tempo, di riprendere l’abito religioso, che avevano.
Diventate mie popolane e morto il Sacerdote Don Michele Montelatici, Pievano a Signa, nel 1870, che ne aveva preso la direzione fino dalla loro venuta, in seguito me ne occupai io stesso, perché vedevo che facevano del bene.
Il mio primo pensiero fu recarmi dal mio Superiore, allora il Vescovo Mons. Limberti, per sentire come dovevo comportarmi verso queste due ex Religiose, che non si erano volute ritirare, come le altre, in Monasteri, ma che volevano, coll’aiuto di Dio, riprendere l’abito e continuare l’Istituzione delle Suore Passioniste. Mi rispose, da quell’uomo di Dio che era, e mi disse: “Non contraddica tutto, e stia attento a non concedere e assecondare tutto”! Così si andò avanti nello scorcio del ‘70 e nel ‘71 e buona parte nel ’72. […]
Le due ex Passioniste, che già avevano preso con sé una giovine di Signa a carità, facevano bene ed edificavano col loro esempio il popolo stesso. Facevano scuola e la Superiora, Sr Crocifissa Tognoni che aveva dalla Casa Capponi L. 100 mensili, senza curarsi di sé e dell’avvenire, tutto spendeva per gli altri.
Fino dal 6 Maggio 1872 si prendeva a carico una povera Orfanella; poco dopo un’altra. Intanto mi pregavano di riprender l’abito con una terza compagna, presa giovinetta in casa fino da quando erano venute in Signa. […]
Il 14 Settembre 1872 nella Cappellina privata di Casa Santini, in Castello a Signa, col medesimo rito (usato nel Ritiro Capponi) le due ex Religiose riprendevano il loro caro abito, insieme all’altra giovane prima ricordata, dalle mani mie ed alla presenza del Sac. Sarti, ora Parroco a Montefiridolfi”.