
Descrizione
Testimonianza riportata da don Piero Campagnolo, parroco di Castana, in Don Francesco raccontato da chi gli fu vicino
QUEL LIBRO
Veramente per me sacerdote non era solo un libro era molto e molto di più. Era un volume del breviario. Il titolo preciso era "BRAEVIARIUM ROMANUM". Non era l'edizione latina riformata, era quella antica.
Era uno dei quattro volumi perchè di quattro volumi anche allora si trattava.
Era di formato piccolo, tascabile, non saprei dire se fosse una edizione speciale oppure quella corrente.
Non ci sono anche ora edizioni di messali e lezionari in formato piccolo? Era un volumetto che vedevo ogni qualvolta entravo nella sua stanza e vi entravo quanto mai di frequente. Lo vedevo là, sopra la scrivania, sempre nell'angolo sinistro di essa. Ero sicuro che non lo usasse mai perchè da decenni era avvenuta la riforma vaticana (pure io usavo quella). Mi era facile capire che quel volumetto non fosse da lui mai preso in mano. Era consunto, sulla copertina uno sfregio. Nulla sapevo della sua storia.
La "curiosità è femmina" si dice, ma quella volta fu anche mia. Presi in mano quel volumetto e vidi che si trattava del breviario. Aprii quelle pagine e senza volerlo mi accorsi che il cartoncino di copertura di una data pagina era forato. Avevo pensato a tutto eccetto alla sua storia.
Lui entrò e accorgendosi mi chiese come trovavo quel libro. Io risposi che era un breviario.
"Certo questo lo so, aprilo ancora e leggi la prima pagina non rovinata?" Leggo: Angeli tui custodiant te
"C'è tutta una storia! Hai tempo? Te la voglio raccontare.
Eravamo sul Pasubio, quando dormivo di solito usavo il breviario come cuscino, ma quella volta no. Improvvisamente uno scoppio di mortaio, schegge dovunque. Una ha colpito il breviario, una scheggia impazzita ha forato il breviario che in quel momento non mi faceva da cuscino ma era nella mia mano sinistra, mi stava vicino al cuore e mi ha salvato. Rileggi le parole di quella pagina non rovinata, mi stanno sempre davanti e mi invitano continuamente a ringraziare Dio e il mio angelo custode".
Che cimelio!
Da allora, entrando nello studio, non vedevo soltanto il cappello d'alpino a cui tanto era affezionato, non vedevo solo l'Alpenstock sempre pronto a fargli compagnia quando saliva sulla collina, c’era in più quel volumetto preziosissimo, sempre più prezioso, lo vidi per anni.
Ne hanno fatto una foto che ho tanto cara.
N.B. il breviario è collocato nella teca del museo alla "Montanina"