
NOVITÀ 2024:
Il 13 Aprile 2024 sarà presentata la ristampa di "QUASI AURORA CONSURGENS - AVE MARIA"
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Programma
Nelle pagine dell'"Ave Maria" trovano spazio l'esperienza di vita e la fede di un cappellano militare, Mons. Francesco Galloni (1890-1976) e di un noto artista milanese, Aldo Carpi (1886-1973). Il lettore che inizia a leggere questo saggio viene colpito e commosso fin dall'inizio, dalla genesi dell'opera, che si rivela subito di carattere esistenziale e di forte impatto emotivo. E' lo stesso Mons. Francesco Galloni che spiega come sia stato spinto dall'amico artista Aldo Carpi a scrivere alcune riflessioni sulla Vergine Maria, basandosi su una collezione di disegni che illustrano la preghiera dell'Ave Maria, che lo stesso Carpi aveva abbozzato negli anni bui dell'internamento al blocco 30 del Campo di concentramento di Mauthausen. La narrazione, affidata a Galloni, si muove tra una rapita contemplazione dell'intimo coinvolgimento di Maria di Nazareth nella storia della salvezza e nella vita della Chiesa, e diversi ambiti della sua esperienza apostolica e religiosa che dalla Grande Guerra, vissuta da Alpino plurimedagliato nel Battaglione Monte Suello, si sviluppa nell'Oriente balcanico dove fonda e dirige l'Opera Italiana Pro Oriente, accompagnato nel suo cammino apostolico da due futuri, Papi Giovanni XXIII° e Paolo VI°. Il lettore è invitato ad "immergersi" nei singoli capitoli seguendo la sequenzialità del testo o scegliendoli casualmente, potendo in ogni caso gustare, in parole ed immagini, la bellezza della "contemplazione" della presenza e dell'azione di Dio, mai riconducibile a semplice schema.
Luogo
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Approfondimenti
Altre info
QUASI AURORA CONSURGENS
AVE MARIA
A SUA SANTITÀ
PAOLO VI
L’UMILE OMAGGIO DI FILIALE DEVOZIONE
NEL SEGNO DI MARIA
MADRE DELLA CHIESA
LUCE DEL SUO PONTIFICATO
CONFORTO NELL’OFFERTA DELLA SUA VITA
PER L’UNITÀ DELLA CHIESA
PER LA VITTORIA DELLA PACE E DELL’AMORE
TRA GLI UOMINI FIGLI DI DIO
INTRODUZIONE DI SR MARIA DALESSANDRO CP
in occasione della presentazione della ristampa il 13 aprile 2024
“Quasi Aurora Consurgens - Ave Maria”- Come l’auora che sorge… Ave Maria.
Questo testo viene stampato in forma privata nel 1971, dalla Scuola Grafica Istituto San Gaetano di Vicenza. L’Opera è subito presentata come un lavoro realizzato “a quattro mani”; i disegni infatti sono di Aldo Carpi, di cui è stato celebrato un evento poco tempo fa, presentando il diario relativo alla prigionia nel campo di concerntramento di Mauthausen; i testi invece sono di Don Francesco Galloni, grande amico del Carpi, con il quale aveva un rapporto di profonda condivisione di vita.
L’Opera è dedicata a Sua Santità Paolo VI “…nel segno di Maria Madre della Chiesa, Luce del suo Pontificato… per l’unità della Chiesa, per la vittoria della pace e dell’amore…” come recita parte della dedica che, tra l’altro, intende ricordare anche il Giubileo di 50 anni dalla Prima Messa di Papa Montini, avvenuta a Brescia il 30 maggio 1920, data messa in evidenza nella stessa pagina.
Commuove fin dall’inizio, il modo in cui l’opera viene concepita; si presenta infatti subito di carattere esistenziale e di forte impatto emotivo. È un’esperienza di vita, maturata in un contesto di prigionia e di dolore. Lo stesso Don Francesco Galloni spiega che l’artista e amico Aldo Carpi gli aveva chiesto di scrivere alcune riflessioni sulla Vergine Maria, basandosi su una collezione di disegni che illustrano la preghiera dell’Ave Maria. I disegni sono molto particolari e rivelano un’esprienza di vita al limite del sopportabile; in quelle circostanze, lo stesso Carpi aveva realizzato questi disegni in quello che lui stesso chiama il tremendo Calvario del campo di concentramento di Mauthausen, dove egli aveva subìto violenze e torture; inoltre, nel campo di Gross-Rosen, un lager poco lontano da Auschwitz, era stato ucciso il figlio Paolo, appena diciottenne .
Quei disegni sono il grido dell’anima che si rivolge a Maria per non perdersi, per tenersi legato alla vita, per conservare il senso dell’umanità che fa dire al Carpi: “sai, mi facevano tanta pena quelli che ci tormentavano; perché io sapevo a Chi ricorrere e dove rifugiarmi col cuore e sperare – ma quelli, poveretti, che disgraziati!”. Essi non avevano Maria, la Vergine Madre, il faro sicuro, la luce nella notte buia della storia in cui il fratello annienta il fratello.
Don Francesco, nella sua umiltà profonda e dignitosa, racconta che intende aggiungere ai disegni alcune umili note che segnano alcune vicende della vita e che sottolineano l’orizzonte mariano, cioè la presenza di Maria, nell’esperienza dei due amici.
Si comprende la bellezza e l’importanza di questa pubblicazione se si tiene presente il contesto esistenziale di queste due persone, Aldo Carpi e Mons. Francesco Galloni, che hanno vissuto nella fede esperienze diverse e nello stesso tempo uguali per l’epoca difficile in cui si è svluppatala loro esperienza, un’epoca terribile, non meno di quella che stiamo vivendo attualmente in Europa, in Medio Oriente, in varie parti del mondo.
Non si tratta di testi teorici, ma di esperienze di vita, spiegate e illustrate alla luce di “Maria che è presente: luce, amore, letizia – nell’alternarsi di ore buone e cattive, nell’incombere di pericoli e di minacce – eguale come nelle soavità e nella pace di un focolare, eguale nella invincibile fortezza di una Madre che difende i suoi figli”.
Alla luce di questa esperienza, il lettore è accompagnato e gradualmente coinvolto in riflessioni mariane che sono molto più di una semplice devozione, sono appunto un orizzonte di fede, una lettura luminosa di episodi e di tempi storici che, pur sottolineando eventi gioiosi e dolorosi, esaltano la figura della Vergine Maria, e ne contempla la presenza materna e le premure per la Chiesa e per l’umanità.
I temi che Mons. Francesco Galloni presenta sono molteplici e vari, a volte senza legami tra di loro, ma uniti da alcuni punti fondamentali del suo pensiero e della sua vita: l’amore a Maria, l’amore e l’attaccamento alla Chiesa e al Papa, la missione impellente della Pro Oriente, a cui dedica le forze migliori della sua vita, la riflessione sui Santi, il rigetto deciso della violenza e della guerra, purtroppo sempre ricorrente nella storia umana. Pare che l’umanità non abbia imparato niente dalla storia…
Sono questi i temi che fanno di questo lavoro “Ave Maria” un’Opera che ha molto da dire anche ai nostri giorni, segnati dalle stesse tragiche contraddizioni descritte nel libro, ma anche dagli stessi fondamenti della visione cristiana: il dolore e gli orrori della guerra tra popoli fratelli, la presenza profetica del Papa, allora come oggi, come l’unica voce che chiede la pace, il dialogo, l’azione diplomatica efficace per dire basta alle vittime innocenti che nulla hanno a che vedere con i conflitti dei potenti di turno... E vi è soprattutto la necessità di invocare Maria, la Madre di Dio e dell’umanità, la Madre della Misericordia al cui Cuore Immacolato, pochi anni fa, è stata nuovamente consacrata l’umanità dallo stesso Papa Francesco.
Storie di ieri e storie di oggi, unificate dalla fede in Dio, dalla presenza materna di Maria e dal cuore profondamente umano, sapiente e santo di un sacerdote, Don Francesco Galloni, che spende la sua vita per la gloria di Dio, per l’unità della Chiesa, per la pace e per il bene di chi ha bisogno.
Siamo convinte che la lettura di questo testo, farà molto bene a chi avrà il dono di accostarlo, soprattutto per la chiave di lettura che offre sulle vicende storiche tragicamente simili al nostro contesto contemporaneo, e per il bisogni di un orizzonte di fede per sapere cogliere la presenza di Dio e della Vergine Maria quale ancora per acquisizione di senso e di salvezza. Grazie!
Sr Maria Dalessandro cp
Suore Passioniste di San Paolo della Croce
Riflessioni di don Francesco Angelucci in occasione della
Presentazione del libro “Ave Maria” di Mons. Francesco Galloni
Una costatazione
Le quattro affermazioni dell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco (24 novembre 2013 Solennità di N.S.G.C. Re dell’Universo, primo anno del Pontificato di Papa Francesco),
e cioè: Il tempo è superiore allo spazio (222-225); L’unità è superiore al conflitto (226-230); La realtà è superiore all’idea (231-233); Il tutto è superiore alla parte (234-237),
articolano un atteggiamento fondamentale vissuto dal nostro don Francesco (Galloni) già cento anni prima (come appare chiaramente alle pagine 141 e seguenti del libro che stiamo presentando). E, in riferimento all’impegno attuale delle Suore Passioniste alla Montanina, è interessante ricordare che l’espressione “fratelli separati” (che segnava un passaggio epocale rispetto alla dicitura “eretici, scismatici”, perché metteva al primo posto la certezza che comunque sono sempre nostri fratelli) fu usata la prima volto dal passionista Beato P. Domenico Barberi, con il quale maturò l’accoglienza nella Chiesa Cattolica di Newman (poi diventato il Cardinal Newman) proveniente dalla Chiesa Anglicana.
Non può non sorprenderci, con gioiosa commozione, la profonda consonanza di queste parole scritte 10 anni e mezzo fa da Papa Francesco con le parole, le azioni. lo stile e tutto il vissuto del nostro “Don Francesco” già da 110 anni fa, efficacemente documentati nel suo libro che oggi viene proposto in una rinnovata edizione.
Una spiegazione
Personalmente mi viene spontaneo, attingendo ai vivissimi ricordi personali delle mie conversazioni con il nostro “Don Francesco”, evidenziare alcune radici della Sua ispirazione, quali ad esempio:
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La chiara preferenza per Pascal rispetto a Cartesio: entrambi grandi matematici, segnati però da una radicale differenza. Per Pascal infatti, a differenza di Cartesio, l’èsprit de geometrie era chiamato a fare i conti con l’ésprit de finesse.
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Da qui derivano l’amore per Rosmini e per il Fogazzaro e il rifiuto delle semplificazioni ideologiche, che tendono ad identificare semplicisticamente la verità con le affermazioni vere.
Fin dalla grande scolastica del medioevo (S.Tommaso d’Aquino, ecc...), nel trattare qualsiasi affermazione uno dei primi passi da fare era la spiegazione delle parole usate (“explicatio terminorum”) per precisarne l’uso esatto nel determinato contesto e per evitare inutili incomprensioni o distorsioni di significati. Il dialogo nasce dalla sincera ricerca di ciò che l’altro ha in mente e dal desiderio sincero di comunicargli in modo adeguato quello che io ho in mente, senza restare intrappolati dalle parole usate in maniera non adeguata. Non sempre e non necessariamente alla diversità delle formulazioni corrisponde una differenza dei contenuti. Bisogna sempre tener presente che per capire in profondità un linguaggio è necessario un buon livello di condivisione di vita e di esperienza. Di tutto questo il nostro don Francesco è stato maestro non in astratto, ma nel concreto, con la sua cautela nell’evitare conclusioni affrettate e con la sua costante apertura del cuore e della mente.
Due princìpi
sottolineati dal Concilio Ecumenico Vaticano II°
da sempre praticati dal nostro “Don Francesco”
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La dignità sublime della verità, che si esprime, senza mai confondersi, con le sue enunciazioni concrete (Unitatis Redintegratio 6,a), come già illustrato sopra.
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La dignità inviolabile della coscienza donata da Dio ad ogni persona umana (Dichiarazione “Dignitatis Humanae” del Concilio Ecum. Vaticano II del 7-12-1965, nn.2-3-4-12). Affermato chiaramente che l’impegno per la sua formazione secondo verità deve essere serio e costante, altrettanto chiaramente va affermata la sua inviolabilità nelle decisioni personali. E’ questa la strada che gradualmente conduce all’incontro reale e concreto con la verità.
In conclusione
Ammiriamo nel nostro “don Francesco” l’attitudine ad entrare nella contemplazione appassionata della grandezza del mistero rivelato nel Vangelo sempre con l’umile percezione dei limiti umani delle sue formulazioni teoriche e delle sue attuazioni pratiche. In sostanza, la sua attitudine al dialogo era un atto di coerenza profonda con la sua totale adesione al Vangelo.
La Montanina, 13 aprile 2024
don Francesco Angelucci