
Programma
don Diego Castagna ha celebrato la S. Messa in ricordo di tutti i caduti utilizzando il calice di guerra di don Franceco Galloni e il suo personale altare da campo, portato per l'occasione assieme al suo cappello d'alpino.
Intervista di TVA Vicenza a sr Teresa del Bambin Gesù clicca per vedere l'intervista
Tarvis 20 maggio 1920
"Vorrei portarti il mio calice di guerra, perchè tu celebrassi in questo; è poverissimo ma ha dato ai più bisognosi la carità del Salvatore, ha raccolto il grido di speranza dei più grandi dolori - per questo è degno del tuo giorno."
(scriveva don Galloni a G.B.Montini, futuro Paolo VI, alcuni giorni prima dell'ordinazione sacerdotale - Istituto Paolo VI, notiziario n. 8 - 1984)
Sofia, Bulgaria 1945
"Ma pochi furono i giorni tranquilli, per l’alternarsi delle visite di ufficiali russi che presagivano l’occupazione, che seguì il 30 novembre 1945. Si passò l’ultima notte in un corridoio dicendo rosari e celebrando la S. Messa sul davanzale della finestra con il nostro Altare da campo, lo stesso che mi aveva servito sul Pasubio e sul Grappa negli anni 1916-1918."
(Quasi Aurora Consurgens - Ave Maria)
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Nel 62° dalla sua inaugurazione, gli alpini di Velo e Posina aprono domenica, a Porte del Pasubio, la chiesetta di Santa Maria. Presente l’ultraottantenne suor Teresa, con cimeli appartenuti all’ “Angelo del Pasubio”
di GIOVANNI MATTEO FILOSOFO
Domenica (10/9), i gruppi alpini di Velo e Posina saranno presenti alla chiesetta di Santa Maria, sul monte Pasubio, per l’annuale servizio di apertura domenicale estiva, che prevede, alle 11.30, la celebrazione della messa, seguito dal rancio. La notizia non è un semplice annuncio, ormai scontato, dato che le penne nere dei vari gruppi vicentini, durante l’estate presenziano a turno la cappellina. Questa volta, infatti, la sua apertura avviene a 62 anni esatti dalla solenne inaugurazione del sacello, avvenuto nel 1961, proprio il 10 settembre. Allora, migliaia di alpini, combattenti-reduci ed escursionisti raggiunsero a piedi la cappella, a quota 2100, poco sotto Cima Palon, massima vetta dell’acrocoro pasubiano. Altri, dotati di vettura, raggiunsero l’ampio parcheggio predisposto per l’occasione anche col concorso di mezzi di scavo americani, e occupato da ben 700 auto. Tante le autorità militari, religiose, civili presenti, con in prima fila il ministro della difesa Giulio Andreotti, che intervenne con un vibrante discorso dove l’amor patrio si coniugò al tema della Guerra Fredda e all’esaltazione degli ideali di fede e di pace. Poi, la messa inaugurale, celebrata dall’ “Angelo del Pasubio”, com’era chiamato mons. Francesco Galloni, già pluridecorato cappellano militare del btg Monte Suello. Era stato lui a volere fortemente la costruzione di quella cappella, dedicata a Maria. Un ex voto. Come scrisse, con parole alate, il valoroso sacerdote, la chiesetta doveva essere “… grido della fede e della pietà, inno di ringraziamento, pagina aperta nella nostra storia a coloro che saliranno lassù, forse a piangere ancora, a ricordare, a pregare”. Il tempietto, progettato in vago stile liberty dall’ing. Umberto Valdo, fu eretto col concorso di varie “ditte”: la sua costruzione fu dovuta all’impresa edile velese di Oreste Toniolo, coadiuvata dai soldati del 9°artiglieria di Trento; dato che nessuna pietra del posto doveva essere usata, “perché bagnata – come disse Galloni - dal sangue di tanti soldati”, a fornire il materiale lapideo furono i fratelli scalpellini tonezzani, Matteo e Giovanni “Giambon”, mentre la ditta Franco Borgo, di Arsiero, lo trasportò sul posto, risalendo più volte, con il camion di allora, l’erta strada per la montagna; l’interno fu frescato dai velesi Livio Stella e Luigi Toniolo, accogliendo delle sculture di Guido Cremasco. Domenica è prevista la presenza dell’ultraottantenne suor Teresa, ultima della congregazione delle “Figlie di Santa Maria Annunciata”, fondata da don Francesco, accompagnata da alcune consorelle “passioniste”. Saranno loro a recare lassù il cappello d’alpino di Galloni, con le decorazioni al valor militare, l’altarino da campo e il calice, che lui usava nelle trincee, per la celebrazione della messa davanti alle truppe oranti, prima dell’ennesima battaglia.
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Comune di Schio link Chiesetta del Pasubio
Intenso e memorabile è anche il discorso di G. Andreotti presente all'inaugurazione della Chiesetta il 10 settembre 1961, tratto dall'Alpino link:
« nessuno può far cadere i valori spirituali, i valori di una civiltà. II materialismo molte volte ha creduto di esser giunto ad una battaglia definitiva, ma è stato sconfitto dalla gente semplice, da chi ha fede. L'uomo non vive di solo pane, nè di sola potenza, nessuno si attenda di vedere l'Italia rinunciare a questi valori, di discutere quello che fu patrimonio della prima guerra mondiale, e nessuno confonda un anelito di prudenza e tranquillità con la viltà. I Morti di Colle Bellavista, umili contadini, ci dicono che esiste la Patria, non il classismo, che tutti siamo uniti per proseguire sulla nostra strada. Dai Caduti del Pasubio — ha infine concluso l'oratore — traiamo un monito: che la Patria non potrà mai seguire la via della viltà o della slealtà. C'è una ltalia viva e sacra e sarà questa Italia che continuerà a far brillare la luce sul cielo della nostra Patria »
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